Fatqa e Sehaile, marzo 2020
La grave crisi sanitaria, dovuta alla diffusione, in tutto il mondo, del virus COVID-19 ha dato una battuta d’arresto anche a molte delle attività del progetto “Rafforzamento dei servizi di prevenzione, riabilitazione e reintegrazione sociale ed economica per tossicodipendenti ed ex tossicodipendenti in Libano”, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e realizzato da CTM, in partenariato con l’Associazione Libanese Oum el Nour.
A fine marzo, i dati ufficiali, in Libano, riportano a 400 il numero dei contagi e a 8 il numero dei decessi.
Il lockdown imposto dal governo libanese, per fronteggiare il diffondersi dell’epidemia nel territorio, ha costretto l’associazione Oum El Nour a chiudere i propri uffici e richiedere al proprio personale di lavorare da casa.
I due centri di riabilitazione di Fatqa e Sehaile rimangono di fatto aperti ma i residenti devo fare i conti con le misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus che interrompono le visite periodiche in famiglia.
Nonostante le restrizioni e grazie alla disponibilità del personale educativo e amministrativo di Oum El Nour, alcune delle attività all’interno dei centri proseguono ed in particolare le attività agricole e quelle di allevamento.
Le serre di Fatqa e Sehaile entrano nel pieno del terzo ciclo di produzione che vedrà a breve la piantumazione di cetrioli, alimento molto importante in Libano e, per il primo anno, la coltivazione di fagiolini e cavoli-rapa.
Nei due terrazzamenti di Fatqa sono state realizzate le recinzioni che rendono definitivamente operativi i quattro pollai, acquistati dal progetto, che ospitano, al momento, oltre 250 galline.
Nel centro di Sehaile continua l’attività di allevamento delle capre. L’arrivo, la scorsa settimana, di un nuovo capretto maschio porta a sette le nascite in questa nuova stagione e rappresenta sicuramente un ottimo segnale per la continuazione delle attività di produzione di formaggio di capra.
L’attuale crisi sanitaria arriva durante la peggiore crisi economica del Libano degli ultimi venti anni. Ciò nonostante, il personale dei centri e i residenti continuano a mantenere un atteggiamento positivo anche favoriti dalla possibilità di continuare il loro lavoro con la terra e con gli animali.
Un’ulteriore conferma che “la terra cura chi cura la terra”.